I Florio e Favignana, l’Ex tonnara diventata Museo

Una visita al Museo ex Stabilimento Florio è d’obbligo per vivere appieno l’isola di Favignana. Qui si comprende il legame profondo degli isolani con la famiglia Florio che dava lavoro a centinaia di persone e che aveva portato Favignana alla floridezza economica.

Lo stabilimento Florio

Lo Stabilimento Florio fu senz’altro, all’epoca in cui venne progettato, uno dei più grandi e belli d’Europa. Vi si compiva l’intero ciclo di lavorazione del tonno e di inscatolamento del pesce azzurro.

Annessi ai padiglioni di lavorazione, vi erano un molo di sbarco con attrezzature per il sollevamento dei tonni e la pesatura, magazzini per le reti e la palazzina degli uffici. Particolarmente impressionanti la lunga batteria di forni per la cottura del tonno e sopra tutto le tre alte ciminiere che risplendono nella notte illuminate da fari.

Museo ex tonnara Favignana
by Maria Virzì

Da stabilimento a Museo

Gli allestimenti espositivi del Museo Ex stabilimento Florio comprendono un museo archeologico che accoglie reperti trovati nelle isole Egadi. Ne sono esempi anfore di vari tipi e periodi storici, reperti preistorici, una statua acefala, la ¨fiasca del pellegrino¨, un rostro di epoca romana ritrovato nelle acque delle Egadi.

C’è poi una piccola sezione dedicata ai Florio. Nelle due installazioni multimediali olografiche di grande effetto riprende vita la “camera della morte”. Qui sono raccolte le testimonianze delle persone che hanno lavorato in questo stabilimento.

Il Museo offre inoltre una saletta per la proiezione di filmati storici, due sale dedicate all’esposizione delle immagini dei grandi fotografi dell’agenzia Magnum, una serie di pannelli didattici sulla pesca e sulla lavorazione del tonno, la stanza dell’olio dove sono esposte le ¨scatolette¨ in cui veniva inscatolato il tonno.

All’interno del complesso, nella grande ¨Galleria delle Macchine¨, è stata realizzata una sala convegni da 400 posti.

Storia della famiglia Florio

I maestosi stabilimenti della tonnara, l’elegante palazzina neogotica che si affaccia sul molo e l’imponente statua di Ignazio Florio che troneggia in piazza Europa restano a testimoniare la presenza degli industriali siciliani che per quasi un secolo furono i signori dell’isola.

I Florio, dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, rappresentarono una delle maggiori potenze economiche del nostro paese.

Possedevano infatti la più consistente flotta mercantile italiana, con la quale gestivano anche i servizi postali fra Sicilia e continente.

La loro attività spaziava dalla cantieristica navale alla industria della estrazione dello zolfo; dal settore metallurgico alla chimica; dalle filande, agli alberghi, dalla produzione del famoso vino Marsala, alla gestione delle tonnare di Favignana e Formica, con la relativa conservazione sottolio del tonno pescato.

Vincenzo Florio

Alla pesca del tonno, che in quegli anni era in grande espansione, aveva guardato con interesse fin dal suo esordio nel mondo degli affari il capostipite del casato, Vincenzo Florio. A ragione, i suoi biografi lo definiscono uno dei più importanti capitani di industria nell’Italia dell’Ottocento.

Nativo di Bagnara Calabra, Vincenzo Florio era vissuto e cresciuto in Sicilia. I genitori, insieme ad un fratello del padre, Ignazio, si erano trasferiti a Palermo nel 1799, quando il bambino aveva solo pochi mesi.

A Palermo i Florio impiantarono una prosperosa bottega ed erano gli unici a vendere il cortice, una radice medicamentosa ritenuta particolarmente efficace per curare la malaria, malattia in quel periodo assai diffusa.

Nel 1807 il padre morì improvvisamente e lo zio Ignazio assunse in pieno la gestione della ditta, alla quale presto assocerà il giovanissimo nipote, da quel momento allevato come un figlio proprio.

Vincenzo cresce pieno di curiosità e di interessi. Vive agiatamente e completa la sua istruzione con diversi viaggi all’estero, specie in Inghilterra.

È un giovane attento alla realtà che lo circonda, riesce a cogliere i fermenti di progresso e di rinnovamento che serpeggiano nella società meridionale preunitaria. Guarda ai settori in espansione dell’economia siciliana, deciso a fare quel salto di qualità, che negli anni a venire lo avrebbe portato alla ribalta come uno dei più geniali imprenditori del suo tempo.

Vincenzo Florio, un talento per gli affari

La sua attenzione si appunta soprattutto sulle possibilità di sviluppo del porto di Palermo con le attività ad esso connesse. Ma anche sulle aziende enologiche del trapanese, create da illuminati industriali inglesi, quali i Woodhouse e gli Ingham. Non trascura la pesca del tonno, che si presenta in grande sviluppo.

La cospicua eredità familiare, della quale entrerà in possesso nel 1828 alla morte dello zio, gli permetterà di esplicare la sua versatilità nel mondo degli affari.

Diviene in breve azionista di una società di assicurazioni marittime. Costituisce a Marsala una società commerciale per la produzione di vini all’uso del Madera, che prelude alla nascita del famoso Marsala Florio.

Nel 1829 acquista la tonnara dell’Arenella, presso la quale qualche anno dopo, nel 1844, farà edificare una bella palazzina su progetto dell’architetto Carlo Giachery. Quest’ultima è una delle poche abitazioni della famiglia rimasta in possesso dei Florio, attualmente abitata dal nipote dell’ultimo dei discendenti del casato.

In quello stesso periodo entra in società con i Pallavicini, che fin dal dicembre del 1637 erano i proprietari delle isole Egadi. Assunse la gestione delle tonnare di Formica e di Favignana, le più grandi e più importanti della Sicilia.

I Florio a Favignana

Inizia a questo punto il legame di Casa Florio con l’isola di Favignana, destinato a perpetuarsi anche nel corso delle successive generazioni.

Con Vincenzo Florio si inizia la produzione di tonno sott’olio. La pesca del tonno sulle coste della Sicilia e in particolare nell’area del trapanese ha origini antichissime, che risalgono addirittura alla preistoria. Nelle pitture neolitiche ritrovate all’interno della grotta del Genovese a Levanzo, si notano infatti delle figure umane accanto alla sagoma di un grosso tonno.

La pesca del tonno

È una pesca stagionale, complessa ed elaborata, che si svolge nel arco di circa tre mesi, dall’inizio della primavera ai primi giorni di giugno.

Nei primi anni del secolo XIX l’attività della tonnara era altamente redditizia. Il pescato di una stagione si aggirava intorno a sette, ottomila esemplari.

Lo smercio del pesce presentava notevoli inconvenienti. Veniva immesso sul mercato tutto insieme e in notevole quantità, mentre le dissestate condizioni delle strade siciliane non consentivano il trasporto in tempi brevi nelle principali città dell’isola. Il rischio di deterioramento del prodotto era alto.

Nasceva quindi la necessità di provvedere alla sua conservazione. Nel trapanese e a Favignana, per la conservazione si praticava la salagione delle varie parti del tonno che venivano stipate in barili di legno.

Da qualche tempo però si era diffusa la convinzione che il consumo del pesce salato, ampiamente adoperato durante i lunghi viaggi per mare, fosse la causa principale dell’insorgere dello sgorbuto, che sovente colpiva i marinai durante la navigazione.

Per far fronte alla situazione Vincenzo Florio decise di provare a conservare sott’olio una parte del pescato. L’esperimento diede esito positivo. Nacque così a Favignana, presso gli edifici che contenevano le attrezzature della tonnara, una fiorente industria conserviera. Questa diede grandissimo impulso sia alla pesca che allo smercio del tonno.

L’intero ciclo di lavorazione del tonno aumentava il benessere della popolazione isolana. s I tonnaroti vedevano garantito e valorizzato il loro lavoro. Le loro donne venivano impiegate nelle varie fasi di cottura, lavorazione e conservazione del pesce.

Nel 1859, intanto, era giunto alla scadenza il contratto di gabella delle tonnare di Formica e di Favignana, stipulato nel 1841 fra Vincenzo Florio e i proprietari delle Egadi. L’industriale siciliano, impegnato in varie altre attività imprenditoriali, ma anche sociali e politiche, decise però di non rinnovarlo. Questa decisione malgrado i risultati positivi della tonnara, che proprio in quell’anno aveva registrato una pesca particolarmente ricca.

La gestione delle due tonnare passò quindi, per un periodo di nove anni, al genovese Giulio Drago. Nel 1867 Drago rinnovò il contratto per altri nove anni.

Ignazio Florio

Il legame fra i Florio e Favignana tuttavia non era destinato ad estinguersi. Sarà infatti il figlio di Vincenzo, Ignazio, dopo la morte del padre, ad acquistare le isole Egadi dagli antichi proprietari. La comprò duemilioni e settecentocinquanta lire, nell’intento di dare continuità alle attività intraprese dal genitore. Nel 1874 Favignana era diventata l’isola dei Florio per antonomasia.

I vari membri del casato, Ignazio senior con la moglie Giovanna d’Ondes e poi il figlio Ignazio junior, con la bellissima consorte Donna Franca si recavano spesso a Favignana. Giungevano nell’isola, a bordo dei loro lussuosi yacht, accompagnati da una numerosa corte di parenti e di amici.

Assistevano alla mattanza o trascorrevano un periodo di vacanza a contatto con uno splendido mare e con una natura selvaggia ed incontaminata.

La frequente presenza dei nuovi signori e dei loro accompagnatori, rendeva necessario predisporre comodi alloggi per ospitarli. Così nel 1878 Ignazio Florio diede un incarico a Giuseppe Damiani Almeyda, uno dei più prestigiosi architetti palermitani del tempo.

Gli affidò la costruzione della loro casa di abitazione e anche la ristrutturazione dei fabbricati della tonnara. Damiani Almeyda progetta l’elegante palazzina neogotica che si affaccia sul porto (edificata nel luogo ove sorgeva il forte S.Leonardo).

Si adopera poi per ampliare e modificare l’intera struttura degli esistenti stabilimenti che assumeranno l’imponente aspetto monumentale che conservano ancora oggi.

In breve la tonnara dei Florio, ingrandita ed attrezzata per la nuova attività di inscatolamento, diviene uno dei più grandi complessi di industria alimentare del mondo. Era all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. La sua produzione, per quantità e qualità, era in grado di competere con le più grosse fabbriche straniere. Competeva anche con quelle della Spagna, che pure vantava una antica tradizione nel settore.

Architetti dei Florio

Giachery era stato l’architetto di Vincenzo Florio. Per lui aveva progettato non soltanto la casa dell’Arenella a Palermo ma anche vari fabbricati e stabilimenti industriali.

Damiani Almeyda fu l’architetto di Ignazio Florio senior. Successivamente Ernesto Basile sarà l’architetto al quale Ignazio Florio junior affiderà la costruzione di una propria villa all’interno del parco dell’Olivuzza a Palermo.

Si devono a lui anche il progetto dell’albergo Villa Igiea, e il completamento del Teatro Massimo.

I Florio vicini alla popolazione

Tutti i membri di Casa Florio erano esponenti di una borghesia imprenditoriale illuminata. Per antica tradizione familiare, forse anche a causa delle loro umili origini, erano democratici. Sempre attenti ai bisogni e alle esigenze dei loro dipendenti, operai, domestici, servitori o accompagnatori.

Gli abitanti delle isole Egadi avevano una vera e propria venerazione per i loro ¨signori¨, accolti come dei sovrani che venivano a visitare le loro terre.

Le prestigiose imbarcazioni di Casa Florio, soprattutto il Sultana e l’Aegusa, per lusso e raffinatezze di saloni, arredi e suppellettili erano paragonabili solo allo yacht della famiglia reale inglese.

Il loro arrivo al porto di Favignana, con lo sbarco di belle signore con eleganti cappelli piumati, la vivacità e l’allegria di tanta bella gente, erano eventi che gli isolani vivevano con grande attesa e grande partecipazione

Quei signori costituivano peraltro una notevole fonte di lavoro e di guadagno: le loro molteplici esigenze, la servitù necessaria per accudirli durante la loro permanenza, le derrate alimentari da approntare e i pranzi e i banchetti da allestire.

I più assidui frequentatori dell’isola furono in particolare Ignazio junior e la sua celebre moglie, Franca Jacona di San Giuliano, ¨Donna Franca¨.

Il fascino di Donna Franca aveva soggiogato re e imperatori, dal Kaiser Guglielmo II a Edoardo VII d’Inghilterra. Ma anche scrittori e musicisti, poeti e pittori quali D’Annunzio e Trilussa, Robert de Montesquieu e Mascagni, Ettore De Maria Bergler ed Enrico Caruso, Boldini e Canonica.

I Florio e la Bella Epoque

I Florio furono decisamente protagonisti del periodo della cosiddetta Belle Époque. Nel 1897 Ignazio Junior inaugurava finalmente il Teatro Massimo, la cui costruzione era stata iniziata dal padre. Il fratello minore Vincenzo si dava ad uno sfrenato attivismo mondano e sportivo inaugurando nel 1906 la celeberrima corsa automobilistica ¨Targa Florio ¨ .

La tragedia di Donna Franca

Franca Florio era molto bella ma anche cordiale ed aveva un rapporto affettuoso con le donne di Favignana.

Nella primavera del 1903 fu colpita duramente nei suoi affetti più cari per la morte di due suoi bambini, la primogenita Giovannuzza e il piccolo Ignazio.

La giovane donna andò a rifugiarsi nell’isola. Le affettuose premure e le mille attenzioni delle mogli di pescatori e contadini l’avevano aiutata poco a poco a placare il suo dolore.

Si racconta che Ignazio Florio Junior voleva consentire a Donna Franca di godere della vista su Levanzo dai balconi del Palazzo Florio. Per questo fece abbattere il primo piano dei magazzini antistanti, acquistati dal genovese Eugenio Pretto, industriale esperto nella conservazione di sarde e acciughe.

Piano piano ritornarono giorni di allegria e di spensieratezza con le gite in mare a bordo dei lussuosi yacht per assistere alla mattanza. La natura si sa aiuta a superare il dolore. Ritornarono le passeggiate con gli amici e i bagni nelle calette dell’isola, dove il mare è trasparente di un colore blu intenso.

La prima guerra mondiale e l’inizio della fine

Ma lo scoppio della Grande Guerra cancellerà in breve ogni benessere e serenità.

La difficile situazione economica creatasi in Italia durante il conflitto bellico mise duramente in crisi la Compagnia della ¨Navigazione Generale Italiana¨ dei Florio.

La crisi fu inarrestabile e cominciò ad erodere il patrimonio degli industriali siciliani, costringendoli un pò alla volta a privarsi di tutti i loro beni.

I famosi gioielli di donna Franca vennero messi all’asta, Villa Igea e il parco dell’Olivuzza vennero venduti.

É il crollo di un impero economico che non sembrava potesse mai sgretolarsi.

La Grande Guerra aveva colpito duramente tante famiglie dell’aristocrazia e del popolo, senza alcuna distinzione di casta. Aveva spento le luci della ribalta, mentre il declino di Casa Florio si accentuava ogni giorno di più.

Ignazio e il fratello Vincenzo, alla fine degli anni Venti, avevano deciso di dare un assetto societario alle tonnare di Favignana e di Formica e avevano costituito a Roma la società Anonima Tonnare Florio.

Una società che aveva avuto, però, vita breve. Il tracollo finanziario, infatti, era ormai inarrestabile. Anche per le tonnare era dovuto intervenire l’I.R.I. acquistando la maggioranza del pacchetto azionario ed estromettendo del tutto i Florio dalla società.

Si chiuse con quest’ultimo atto la mirabile parabola di Casa Florio e il suo lungo legame con Favignana.

Nel giudizio unanime i Florio sono stati i rappresentanti di una Sicilia industriosa, creatrice di ricchezze, moderna e riscattata dall’immobilismo della cultura feudale.

Una Sicilia centro di cultura e dalla vocazione mediterranea ed europea al tempo stesso. Dopo i Florio nel 1937 i Parodi di Genova acquistarono Favignana e la tonnara con tutti i diritti di terra e di mare. Con quest’ultimi lo stabilimento continuò ad essere una delle principali fonti economiche dell’isola.

Purtroppo negli anni ’70 lo stabilimento cessò la sua attività non potendo più essere competitivo in un mercato le cui dinamiche erano cambiate nel corso dei decenni. Acquisito al patrimonio della Regione Siciliana negli anni ’90, l’ex stabilimento Florio era rimasto chiuso da tempo e in stato di abbandono prima della ristrutturazione e della creazione del Museo inaugurato nel 2009.

source www.favignana.com