Santuario dell’Annunziata e i Patroni della città

ll Museo Pepoli accanto al Santuario dell’Annunziata

Se andiamo al Museo Pepoli non possiamo non notare il Santuario dell’Annunziata, a cui è praticamente unito. Ad entrambi si può accedere da una graziosa Villa o parco. Luogo affascinante, il Santuario dell’Annunziata è profondamente legato alla storia della città ed al sentimento religioso dei suoi abitanti.

La cappella originaria risale alla metà del Duecento. In seguito, intorno ad essa, fu costruita una chiesa più ampia.

La facciata in stile gotico è quella originale, mentre l’interno è stato ristrutturato secondo le linee di un elegante e ricco stile settecentesco. Anche il campanile barocco è del Settecento. Un rosone a raggiera sovrasta il portale principale.

L’interno del Santuario dell’Annunziata presenta una sola navata e comprende diverse cappelle, variamente decorate e non prive di pregi artistici. Una di queste cappelle conserva la statua argentea di Sant’Alberto degli Abbati, patrono della città.

Sant’Alberto nel Santuario dell’Annunziata

Sant’Alberto degli Abbati nacque a Trapani nel 1240, nell’attuale via Andrea Carreca, in pieno centro storico cittadino, ove sorgeva (come testimoniano vari pubblici documenti) il palazzo di famiglia.
Venne alla luce dopo 26 anni di matrimonio sterile, implorato con preghiere, digiuni ed elemosine dai suoi genitori. Questi fecero voto alla Vergine Maria di consacrarlo al Signore nell’Ordine del Carmelo.

Sant'Alberto patrono di Trapani

La nobile Famiglia degli Abate o Abbati divenne illustre e potente specialmente a partire dalla generazione anteriore a quella di Sant’Alberto. Gli esponenti del casato si erano distinti al tempo e al servizio dell’imperatore Federico II di Svevia, ottenendone cariche e onori, tanto che la ricchezza degli Abate è ricordata da molte fonti, non solo siciliane.

Alberto entra nell’Ordine dei Carmelitani

Gli zii paterni di Alberto nel 1250 donarono alla città il convento e la Chiesa dell’Annunziata, allora immersa nella solitudine della campagna circostante Trapani.

Lì Alberto entrò nell’Ordine dei Carmelitani, da poco costituito, così rinunciando a tutte le ricchezze, e abbandonando tutti i legami mondani. Da quel momento dedicò la sua vita alla contemplazione dello spirito.

Per la sua modestia non avrebbe voluto accettare l’ordinazione sacerdotale; ma si piegò alle affettuose insistenze dei confratelli e dei superiori. Poco dopo Alberto venne mandato dai Superiori all’altra estremità dell’isola, nel convento carmelitano di Messina.

Qui liberò la città, assediata dal Duca di Calabria, dalla fame causata da un assedio: alcune navi cariche di vettovaglie passarono miracolosamente attraverso gli assedianti.  Per la parola e per i prodigi, per la carità e soprattutto per le numerose conversioni di Ebrei, la fama di Sant’Alberto corse rapidamente anche fuori Messina.

La Cappella della Madonna di Trapani

Alla Cappella della Madonna di Trapani si accede attraverso un bell’arco rinascimentale, opera dei Gagini. La bellissima statua marmorea della Madonna col Bambino, attribuita allo scultore trecentesco Nino Pisano è ancora oggi oggetto di continui pellegrinaggi.

Non è facile risalire all’arrivo a Trapani del simulacro della Madonna per mancanza di fonti storiche. Da un documento, si deduce però che la statua della Madonna si trovava a Trapani prima del 1345, in una cappella denominata di “Nostra Donna”.

Leggende sull’arrivo della statua

Sono fiorite diverse leggende intorno al simulacro e al suo arrivo nella città di Trapani. Una di queste racconta che la Madonna, scolpita a Cipro e venerata a Famagosta (città sulla costa orientale dell’Isola), giunse a Trapani su nave pisana nel 1291, perchè di pisana scultura.
Si suppone infatti che la scultura della Madonna di Trapani s’inserisca nel flusso migratorio d’importazione di opere d’arte nella Sicilia occidentale, richieste agli artisti pisani. A Palermo, come a Trapani, arrivavano con le navi pisane non solo prodotti commerciali, ma anche artistici.
La statua della Madonna di Trapani si colloca, dunque, nel contesto della cultura figurativa toscana dell’avanzato Trecento. Si attribuisce quest’opera alla bottega del Pisano, i cui rappresentanti sono Nino e il padre Andrea Pisano.
La statua della Madonna dovette giungere a Trapani verso il 1342, durante la costruzione della Chiesa trecentesca dell’Annunziata.

All’origine del culto alla Madonna di Trapani non c’è quindi un miracolo, nè un’apparizione.

I Carmelitani

Tra il 1226 e il 1238 i Carmelitani, precisamente “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, furono costretti dalla persecuzione islamica ad abbandonare la culla natia del Monte Carmelo in Palestina. Iniziarono così la loro trasmigrazione verso l’Europa. Dapprima arrivarono in varie località della Sicilia, e anche a Trapani, probabilmente poco prima del 1240, trovandovi rifugio ed accoglienza.

Accanto alla chiesetta dedicata all’Annunziata si costruì il primitivo convento dei Carmelitani. Essi accoglieranno ben presto l’immagine marmorea della Vergine col Bambino, che  riceverà il titolo di “Madonna di Trapani”.

La Vergine Maria Patrona della città

Nel 1790 il Senato e il popolo trapanese dichiararono la Vergine Maria, denominata “Madonna di Trapani” , Patrona della Città. E’ co-patrona insieme al concittadino Sant’Alberto, dichiarato Patrono Principale ancor prima, nel 1576.

Nel 2006, è stata confermata Patrona Principale della Diocesi di Trapani.

storia di Sant’Alberto